venerdì 31 luglio 2009

RAJA BENSLAMA VS. SYEDA HAMEED?

Giorni fa avevo postato questo http://www.milleeunadonna.blogspot.com/.../il-femminismo-islamico-trova-le-sue.html - . Volevo fare una precisazione sulla studiosa indiana Syeda Hameed (foto sopra), la quale proponeva una lettura femminista del Corano ha suscitato comprensibili polemiche. Io ho apprezzato il suo coraggio e la sua analisi, ma in effetti mi ha lasciato piuttosto perplessa una frase apologetica persino della sharìa:

"Come musulmana so che la legge islamica, quale fu estrapolata dai piu’ eminenti Fuqaha o giuristi, non ha mai ordinato le ingiustizie che vengono commesse contro le donne in nome della religione".

Non credo che sia meno musulmana l'intellettuale tunisina Raja Benslama (foto sotto) che dice:

"La questione della donna è inscindibile da quella dell'islam. Quando dico che è inscindibile vuol dire che c'è una questione centrale che rivela il tutto, è una parte di un tutto che si rivela e quindi è una questione paradigmatica, centrale perchè la donna è l'altro primigenio, è il primo altro su cui si aprono gli occhi e quindi determina il rapporto di ogni comunità rispetto all'alterità di ogni altro essere. E' la donna il metro su cui si può misurare il grado di tolleranza della società e la sua capacità di non trasformare la differenza in inferiorità. Le società che non accettano l'alterità della donna come essere libero e la sua uguaglianza, la sua parità come simile, non accettano nessun altro e trasformano tutti i diversi in minoranze che incarnano quello che nella letteratura femminista si chiama il divenire femminile, che appunto è rappresentato da una serie di categorie che non necessariamente rappresentano le donne. La discriminazione si costruisce sull'odio, un certo odio sapientemente elevato a sistema, è una mina in azione, è una macchina che attacca le donne, continua a spezzare le vite di tutti gli esseri resi minori da tutte le società tradizionali e patriarcali. Gli uomini deboli, i poveri, i bambini, gli omosessuali, i pazzi, gli handicappati, i bastardi, i non correligionari. La questione della donna è quindi inscindibile in quanto parte di quella dell'islam. L'islam e la donna hanno un nemico comune, che è il totalitarismo religioso in tutte le sue forme. I nostri testi sacri non possono più essere una fonte di legislazione se non creando le peggiori disuguaglianze liberticide. Dobbiamo rinunciare all'idea, che secondo me è un'impostura intellettuale, molto diffusa anche fra le femministe e fra le antifemministe islamiche, che l'islam ha liberato la donna, che la sharìa le rende giustizia, che la mette in condizione di parità rispetto all'uomo. Questa cosa non è vera, è una vera negazione della realtà storica". (Dal "Islam. Istruzioni per l'uso, di Valentina Colombo, Mondadori, 2009)

5 commenti:

petroniostefano ha detto...

Una frase come questa “Le società che non accettano l'alterità della donna come essere libero e la sua uguaglianza, la sua parità come simile, non accettano nessun altro e trasformano tutti i diversi in minoranze … Gli uomini deboli, i poveri, i bambini, gli omosessuali, i pazzi, gli handicappati, i bastardi, i non correligionari” è proprio il paradigma di quanto accade, non tempo fa ma proprio ora, nella quasi totalità dei paesi islamici con poche eccezioni.
Io capisco veramente quei musulmani che cercano un islam diverso da quello che è o che cercano di produrre analisi ed interpretazioni per sviluppare un islam che metta d’accordo la libertà e la parità con i precetti religiosi, ed il commento di Syeda Hameed sopra indicato ma anche il passo di Raja Benslama “L'islam e la donna hanno un nemico comune” lo segnalano, come appunto se esistesse un islam in contrapposizione ad un altro islam (quello che in europa viene chiamato “islam moderato”) ma in realtà è un corto circuito perché non esistono islam moderati, ma solo singoli islamici moderati, ossia musulmani che autonomamente decidono di non applicare quanto scritto o a loro insegnato.
E’ umano ed emotivamente capibile e comprensibile questo tentativo di conciliare la propria religione con le aspirazioni personali e comunitarie di libertà e parità, però non c’è soluzione coerente a questo problema.

Alessandra ha detto...

Infatti non ci resta che "affidarci" ai cosiddetti musulmani "moderati" (continuiamo a definiamoli così, giusto per capirci...), posto che non c'è NESSUNO che rappresenti il "vero islam"... .

Stefano. ha detto...

Secondo me, l'unica speranza è che si laicizzi la società islamica come si è laicizzata la nostra.
Che la maggioranza degli islamici facciano come quei cattolici che vanno a messa mai o solo a Natale.

Kritikon ha detto...

Linkato!

Alessandra ha detto...

Bene! :-)