venerdì 20 febbraio 2009

NOI FEMMINISTE DI ALLAH


Si chiamano murshidat, sono le prime donne imam. Le abbiamo incontrate in Marocco. Dove hanno un doppio ruolo: arginare il fondamentalismo islamico e le seduzioni delle mode occidentali. Ma anche una missione: leggere nel Corano quel che non piace ai maschi.

L’idea delle murshidàt, le "femministe di Allah" - un semplice colpo di genio - non poteva nascere che in Marocco. E dalla mente illuminata del giovane re Muhammad VI, fin troppo consapevole dei guai terribili che può correre una nazione islamica minacciata su un fronte dallo tsunami del fondamentalismo religioso, e sul lato opposto dalla marea lenta e inesorabile del laicismo filo-occidentale. L’attentato del 16 maggio 2003 a Casablanca, con le sue 45 vittime, aveva fatto scattare a Rabat l’allarme rosso. E il massacro di Madrid, l’11 marzo del 2004, aveva confermato l’estrema pericolosità delle centrali terroristiche marocchine. Muhammad VI era salito al trono da poco, nel 1999. Suo padre, il religiosissimo Hassan II, aveva fatto edificare proprio a Casablanca la più grande moschea del mondo. Il Marocco non poteva rinnegare le sue profonde radici islamiche, né perdersi in un bagno di sangue di stile algerino, combattendo gli estremisti in nome di valori liberali che non sono i suoi. Occorreva modernizzare il Paese salvando l’ islam.
La risposta è duplice: in primo luogo, perché la condizione della donna è il cuore di tutte le questioni intorno alle quali si sta giocando il destino del mondo islamico; in secondo luogo, perché proprio in Marocco le donne hanno dimostrato negli ultimi decenni un’eccezionale forza di progresso e di liberazione dalle antiche tradizioni di sottomissione al potere degli uomini, e in ogni campo: dall’università alle imprese, dai palazzi della politica al giornalismo e a tutte le professioni. Scrittrici e attiviste femministe di tendenza laica come Fatima Mernissi, Hinde Taarij e Jamila Hassoune hanno scosso dalle fondamenta le ataviche certezze dei maschi musulmani, ricordando loro, oltre tutto, che l'islam delle origini non era affatto malato di paura e dispezzo per le donne come vorrebbero far credere i vari talebani, jihadisti e fanatici del burqa e della segregazione delle mogli e delle figlie tra le mura di casa. Sul fronte opposto la fondamentalista Nadia Yassine (figlia dello sceicco Abd as-Salam Yassine e capofila del forte movimento "Giustizia e Carità") ha dato filo da torcere al governo propugnando una via ultra-tradizionalista alla "liberazione" delle donne.

A partire dall'alto le murshidàt Fatima Zakir, Fatima Feza, Asmirì Ilham e Nadia Hajji.

Si attribuisce a Muhammad il detto: "Tre cose io amo in modo speciale: le donne, i profumi e la preghiera". Così lo descrive il teologo medievale al-Ghazi: "Era il più umile degli uomini. Si ricuciva da sè i sandali e si rappezzava gli abiti, prestava aiuto per le faccende domestiche alle sue donne e tagliava la carne con loro". (Fonte: "IO DONNA", 14/2)


E da "Scettico": link, link e link.
Così, nel 2006, due anni dopo aver promulgato il nuovo Codice dei Diritti personali che finalmente ha dato alle donne marocchine la completa parità giuridica (oddio, QUASI COMPLETA!), ecco che il re e i suoi consiglieri - tra i quali una donna, Zoulika Nasri - hanno la luminosa idea: creare una scuola speciale, addirittura superiore alla giamia, l'università islamica, per formare una nuova classe dirigente di donne destinate a svolgere una funzione quasi identica a quella degli imam (unica preclusione per loro, quella di pronunciare il sermone del venerdì nelle moschee). Queste donne, le murshidàt - ossia le "guide", o "consigliere" religiose - avranno la delicata missione di istruire e di assistere le altre donne, soprattutto le più povere, nei villaggi dove ancora oggi più del 50% della popolazione è analfabeta, per evitare che cadano preda delle predicazioni fondamentaliste. Nelle città invece, dove più alto è il livello di istruzione, le murshidat dovranno anche impedire alle giovani di lasciarsi sedurre dalle mode occidentali, dalla deriva agnostica che minaccia la tradizione (voglio capire come mai c'è tutta questa paura di perdere delle proprie tradizioni !!!) . La scuola delle murshidàt, unica nel mondo islamico, fu dunque istituita a Rabat nel 2006, e in quell'occasione fu l'emittente araba Al-Jazeera a diffondere nel mondo la notizia, realizzando un reportage che, fino a oggi, non ha avuto altro seguito sui mezzi di informazione occidentali. (...)
Entrare nella loro scuola non è stato facile: le allieve delle murshidàt sono destinate a diventare delle vere e proprie funzionarie governative, gratificate da un ottimo stipendio - l' equivalente di 500 euro mensili - e dunque strettamente controllate dal ministero degli Affari Islamici e da quello delle Comunicazioni. (...)
All'ingrasso della scuola, che ha sede nell'antica medìna di Rabat, ci accoglie lo sceicco Muhammad Mahfudh, il direttore, il direttore, alto, ascetico, avvolto in una giallabeya blu. Da lui apprendiamo che il corso delle murshidat dura un anno, che comprende l'insegnamento di storia, geografia, economia, informatica e ovviamente teologia coranica; e che le allieve sono una cinquantina.
Provengono da ogni angolo del Marocco, e una volta conseguito il titolo ritornano nei loro villaggi e città per calarsi anima e corpo nella realtà quotidiana delle loro comunità. Sono al tempo stesso direttrici spirituali, psicologiche e assistenti sociali e legali.
Poi Mahfudh ci presenta Asmrì Ilham, Nadia Hajji, Fatima Zakir e Fatima Feza (...).
Due di loro, Asmirì e Fatima Zakir, sono sposate e hanno figli. Hanno già tutte una laurea in Studi Islamici. L'ideale che le anima, e su cui battono e ribattono con fervore nei loro discorsi, è uno solo: stare accanto alle donne, aiutarle soprattutto a capire che la via della libertà e della realizzazione, per loro è già tutta scritta nel Corano. "Ecco un chiaro esempio" dice Fatima Zakir aprendo il Libro Sacro "qui, nella sura 33, c'è il famoso 59, detto anche il versetto del velo, che dice: "Oh Profeta, dì alle tue spose, alle tue figlie e alle donne dei credenti di far scendere su di sè i loro gialabib. Ebbene, da queste parole i fondamentalisti deducono che il velo deve coprire anche il volto delle donne. Noi invece, analizzando le parole nel loro contesto, comprendiamo che il velo non può essere indossato nè per costrizione, nè tantomeno per umiliare le donne nella loro dignità".
Quando poi si affrontano i temi dolorosi delle violenze sulle donne, che nell'immaginario occidentale vengono spesso associate all'idea stessa dell'islam, le murshidàt insorgono con accenti di stupore: "Usanze come la lapidazione e l'infibulazione derivano da antichi e spietati costumi tribali, e non hanno nulla a che vedere con le norme del Corano. In quanto al ripudio, al matrimonio coatto e alla poligamia, il nuovo Codice marocchino del 2004 li ha definitivamente soppressi: ora il divorzio si può fare solo in forma consensuale e davanti al giudice, le ragazze si possono sposare solo dopo i 18 anni, e la poligamia è resa di fatto impossibile"-.
Sconfitti i fondamentalisti, resta da sciogliere il nodo del femminismo laico. Sulla scia di alcuni storici arabi del Novecento di tendenza modernista, come l'egiziano Mansùr Fahmi, anche Fatima Mernissi, per esempio, ha un po' idealizzato il cosiddetto "islam medinese", quello degli ultimi anni di vita del Profeta, scaricando sulle spalle del secondo califfo succeduto a Muhammad, il misogino Omar ibn al-Khattàb, una buona parte della colpa dell'oppressione femminile radicatasi poi nella tradizione islamica. Cosa pensano di questo le murshidàt? Non rischiano di apparire un po' troppo vicine alle concezioni storiche delle femministe? Nadia Hajji liquida la questione con sottile diplomazia: "Disse il Profeta: Cercate la scienza, fosse pure in Cina. Quando Fatima Mernissi dice cose giuste perchè dovremmo discordare con lei? Ma non dimentichi che la prima fonte di quelle verità è il Corano, sia per noi come per lei". (ma non credo Fatima Mernissi abbia bisogno di una murshida o di qualcun'altro per ricordarglielo... !).

2 commenti:

Annamaria ha detto...

Ale, anche se con ritardo, grazie ancora. Bello, bellissimo. Però ho da rivolgere una domanda a tutti i tuoi blogger: PERCHE AD ARTICOLI COME QUESTO NON TROVO MAI COMMENTI?
Allora ho ragione a pensare che quello che di morboso c'è nell'Islam piace e tira più del controcorrente?
Non è una provocazione, sia chiaro.Ma non è la prima volta che mi capita.
Un abbraccio

Anonimo ha detto...

Può essere che sia anche colpa mia: ho un sacco di cose da postare e vado di corsa.