lunedì 3 novembre 2008

IL NUOVO FILM DELLA REGISTA IZZA GENINI VALORIZZA LA MUSICA ANDALUSA

La celebre regista marocchina Izza Genini ha realizzato una serie di documentari sul modo in cui la popolazione del suo paese, malgrado la sua diversità, riesca a travalicare le appartenenze etniche e religiose per trovare delle basi comuni. In un incontro esclusivo concesso a Magharebia (diretto da Souad Sbai, ndr), parla del suo ultimo film. Nel suo nuovo documentario intitolato “Nuba ’dOr et de Lumière” la registe ebreo-marocchina Izza Genini prosegu la sua esplorazione cinematografica degli aspetti culturali, religiosi e sociali della vita in Marocco. Questo documentario, ultimo di una serie di undici, battezzata “Marocco: corpo e anima”, è interessato alla musica arabo-andalusa, frutto della fusione delle culture arabo-musulmane, amazighe (berbere, ndr), cristiana spagnola ed ebraica orientale nel melting pot della’Andalusia e del Marocco. Questo film ha recentemente vinto il premio Mediteranius del festival di Granata, in Spagna. E’ anche stato proiettato l’agosto scorso durante un festival del cinema negli Stati Uniti, dove è stato accolto in modo molto favorevole dalla critica.

Izza Genini parla della visione del suo film del Marocco come una terra di dialogo e di tolleranza, e del modo in cui la sua musica trascende le frontiere, le razze e le etnie.
Magharebia: Chi è Izza Genini?

Izza Genini è una donna marocchina che deve il suo nome a sua nonna IIja, ebrea di origine berbera. Ho lasciato il Marocco a 17 anni per la Francia, ma sono rimasta affezionata al mio paese d’origine al punto di dedicargli tutto il mio lavoro.

Magharebia: Può dirci di più sul suo ultimo documentario “Nuba d’Or et de Lumière”?

“Nuba d’Or et de Lumière” è il mio nuovo film, il più lungo (78 minuti) ed il più audace. Trattare della musica arabo-andalusa della Nuba sensa essere né una muluaa (un’adepta), né una specialista, era rischioso per varie ragioni. Ho osato… e se ogi il film è apprezzato e riconosciuto dai più esigenti amatori di questa musica, è grazie a tutti quelli che mi hanno accompagnato in questa avventura, in primo luogo i musicisti stessi. (Fonte: "Arabiyya")
Magharebia: L’ha presentato recentemente ad un festival negli Stati Uniti. E’ stata soddisfatta dalle critiche?
In effetti, il film è stato proiettato a Houston, a New York e a Portland e lo sarà anche a Montreal e a Los Angeles, in vari festival di musica, festival di cultura araba o sefardita, e davanti a dei pubblici molto differenti che, ognuno a suo modo, accolgono il film con entusiasmo. La scommessa di questo film è anche questa: essere ammesso dall’interno dagli innamorati marocchini di El Ala, e rivelare questa musica a quelli che l’ignorano all’esterno.

Magharebia: Questo film parla di un patrimonio comune tra musulmani ed ebrei. Ha un messaggio da trasmettere?

Penso che “Nuba d’Or et de Lumière” tenti più di trasmettere il piacere della musica piuttosto che un messaggio, ma raccontando questa musica, mostrandola nel suo dividersi naturale tra le differenti comunità, che siano cristiane, ebraiche o musulmane, il film dice chiaramente uno spazio dove, al di là dei secoli e dei dissensi, gli esseri possono vivere in armonia.

Magarebia: Si tratta di trasmettere un’immagine di tolleranza e coabitazione sulla terra marocchina?

Il Marocco illustra questa realtà in modo particolare dal momento che non ha mai smesso di intrattenere questa coabitazione, in particolare nella musica. E’ sufficiente riferirsi alle innumerevoli iniziative di incontri tra musicisti, come il primo ed eccezionale incontro tra il fu Abdessadek Chekara ed il rabino Haim Louk a Parigi nel 1988, all’iniziativa dell’associazione Identità e Dialogo, o il festival delle Andalusie Atlantiche d’Essaouira,che offre un esempio unico e allegro di simbiosi culturali.

Magharebia : E lei come ha vissuto questa esperienza di coabitazione o di simbiosi in Marocco ?

Personalmente, ho avuto il privilegio di vivere la mia infanzia e la mia gioventù in Marocco, in una totale mescolanza : non solo tra ebrei e musulmani, ma anche francesi e spagnoli, in un allegro mélange di classi sociali e lingue differenti. Ne sono fiera e riconosciente.E se questo traspare nei miei film, è perchè l’ho vissuto.

Magharebia : E’ possibile dire che la sua serie di unidici documentari su ‘Marocco : corpo e anima’ racconta la storia del Marocco e dei suoi diferenti aspetti culturali, sociali e religiosi ?

La serie di film documentario che ho prodotto e realizzato sul Marocco non ha altre vocazioni che quella di essere una testimonianza ed un atto di condivisione. Non ho né i mezzi accademici, né il desiderio di fare dei film a carattere storico, sociale o religioso, ma offrendo agli artisti l’occasione di esprimere la loro arte davanti alla telecamera o posando il mio proprio sguardo sulle nostre ricchezze culturali, vi contribuisco forse.

Magharebia: Che eco trovano i suoi film presso i marocchini di tutto il mondo, musulmani come ebrei?

Quando ho avuto l’idea di realizzare nel 1987 il mio primo documentario su Fatna Bent El Vocine, pace alla sua anima, io rispondevo ad uno slancio personale. Come Monsieur Jourdain che “faceva della prosa senza saperlo”, non sapevo che questo film sarebbe stato il primo di una lunga serie, che avrebbe viaggiato nel mondo negli anni, attraversi festival e musei, incontrando i marocchini dell’estero e del pubblico locale. A Montreal, i prossimi 1 e 2 novembre, nel quadro del festival delle Culture del Mondo Arabo, saranno presentati circa una decina di miei film. Tuttavia in Marocco, rimane da organizzare la diffusione commerciale e culturale di questo lavoro, che fa oggi parte del nostro patrimonio.

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