lunedì 24 novembre 2008

IL MINISTRO DEGLI AFFARI RELIGIOSI EGIZIANO: "IL NIQAB NON E' UN OBBLIGO"


Quando i ministri dei paesi musulmani hanno più coraggio (e buon senso) dei nostri papaveri politici.

IL CAIRO – Il ministro egiziano degli affari religiosi è intervenuto nel dibattito, che attualmente infervora l’Egitto, circa l’obbligo del porto del niqab, scrivendo un libro nel quale riassume come questa pratica non sia islamica. Il quotidiano indipendente Al-Masry al-Yom ha pubblicato alcuni estratti del lavoro del ministro degli affari religiosi Zaqzuq Mahmoud Hamdi, intitolato “il velo, un'abitudine, non un obbligo religioso”, che il ministero provvederà a distribuire in modo capillare nelle moschee del paese.
“Non permetterò la propagazione della cultura del niqab in Egitto”, ha scritto il quotidiano, che cita il ministro. Il niqab è sempre stato un argomento di dibattito fra le scuole di giurisprudenza sunnita. A tutt’oggi, nell'ambito della maggior parte di esse si sostiene come il niqab non sia necessario. Ma, tuttavia, tutte le scuole pretendono che la donna copra tutto il corpo, salvo il viso e le mani. Il libro di Zaqzuq cita decreti del mufti dell'Egitto, il capo dell'università islamica Al-Azhar ed altri decreti che attestano come il niqab non abbia basi nel corano o negli hadith – ossia le tradizioni e le parole attribuite a Maometto. Nell'Egitto moderno, il niqab oramai sempre associato ai seguaci della scuola salafita, che è l'interpretazione dominante dell'islam in Arabia Saudita. Il ministero aveva precedentemente annunciato che avrebbe pubblicato dei libri per contrastare la corrente salafita nel paese.
Va riconosciuto che il ministro egiziano potrebbe dare più di una lezione ai nostri “dialogisti” ed alle nostre elites politiche.
Il niqab è un accessorio retrogrado, antico, legato ad una vetero-cultura che disumanizza la donna.Zaqzuq Mahmoud Hamdi dice che la propagazione del niqab in Egitto deriva dall'influenza dell'islam salafita e wahabita di radice saudita. E dice bene.Egli stesso ha compreso che conviene intervenire per proteggere la cultura egiziana da questo orrore.
Fosse successo in qualche paese occidentale, il ministro in questione starebbe già grocchiolando sopra una scomoda graticola. (Fonte: "Kritikon")
Gli islamisti, generalmente affiliati ai fratelli musulmani e generosamente finanziati dalla lega islamica mondiale che ha base operativa alla Mecca, sanno oramai ben utilizzare strumenti psicologici, giuridici e mediatici che fanno riferimento al concetto di tolleranza.Quanto basta per introdurre nella altre culture, non solo occidentali, ma anche del Maghreb musulmano, compromessi che, secondo i termini di Mohamed Pascal Hilout, sono immorali. Le nostre elite sono riuscite a deviare il senso “dei diritti umani”, diventati oramai “un diritto alla disumanizzazione” nel nome della tradizione e dell’identità.Ed i moventi politici o economici, che spesso accompagnano queste sfide, non hanno mai mancato di generare gli utili idioti tanto ricercati dai “fratelli musulmani” e dagli attivisti “saudito-salafiti”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per Blog intiresny