domenica 24 agosto 2008

YEMEN, LA TESTIMONIANZA DI KHADIJA AL SALAMI/2

"Io, obbligata al matrimonio volevo togliermi la vita"

Nata in Yemen 42 anni fa, Khadija Al Salami è la responsabile culturale dell'ambasciata yemenita di Parigi e una regista di documentari. L' ultimo, Amina, vincitore dell' Horcynus Festival di Messina ad agosto, è la storia di una bambina yemenita costretta al matrimonio a 11 anni, accusata di aver strangolato il marito a 15 e condannata a morte.
Al Salami, che fu forzata a sposarsi alla stessa età e stuprata dal marito, come scrive nella biografia Pleure, o reine de Saba (Piangi, regina di Saba), è riuscita, a ottobre, a far assolvere la ragazza, oggi 26enne.

Sperava di ottenere tanto raccontando la storia di Amina?

"Quando lessi di lei la prima volta sui giornali, mi ricordò la mia esperienza. Sposata a 11 anni, avrei voluto uccidere tutti, non solo mio marito, tutti, anche me stessa. Volevo raccontare la sua versione della storia. E' lei la vittima sin dall'inizio ed era stata condannata a morte pur essendo minorenne. Poi ho scoperto che non era lei l'assassina. Il cugino del marito è stato giudicato colpevole e punito con la morte.

I matrimoni di minori sono comuni oggi come un tempo in Yemen?

"Pensavo che ai miei tempi accadesse di più, che le cose fossero cambiate. Ma negli ultimi mesi mi sono resa conto che ci sono molti casi. Dopo il caso di Nojoud, la bambina che ha chiesto il divorzio in tribunale, altre 3 ragazze hanno raccontato la loro esperienza. Forse è più raro nelle città, ma nelle campagne è una pratica diffusa".

E le madri non si oppongono?

"Alcune sì, altre sono costrette. Il problema è l'ignoranza e la povertà. Mia madre fu data in sposa a 8 anni. Quando vennero a chiedere la mia mano, non si oppose. Una donna nasce per essere seppellita o sposata, diceva mia nonna".

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