lunedì 28 luglio 2008

MARYAM RAJAVI: DATECI FIDUCIA, ABBATTEREMO IL REGIME DEGLI AYATOLLAH

Oggi l’incontro con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, con l’invito a parlare in autunno al Consiglio comunale della capitale, ma anche nei giorni scorsi l’agenda è stata fitta di impegni e contatti importanti.
Il capo in esilio, è stata ricevuta a Roma e ha rivolto un appello al Parlamento.

Mentre Teheran annuncia trenta esecuzioni capitali e il presidente Ahmadinejad viene incoronato «Eroe nazionale del nucleare» da un gruppo di saggi dei Guardiani della rivoluzione, le milizie volontarie fedelissime agli ayatollah, a Roma si sta concludendo la prima visita italiana di Maryam Rajavi, presidente del Consiglio nazionale della Resistenza iraniana ed esponente dell’opposizione in esilio, laica e riformista al regime iraniano.
Oggi l’incontro con il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, con l’invito a parlare in autunno al Consiglio comunale della capitale, ma anche nei giorni scorsi l’agenda è stata fitta di impegni e contatti importanti. L’obiettivo è innanzitutto ottenere il definitivo sdoganamento del Pmoi, l’Organizzazione dei Mojahedin del Popolo in Iran, di cui la Rajavi fa parte, messa sulla lista nera delle organizzazioni terroriistiche da Unione Europea e Stati Uniti nel 2001. Ha cominciato, a fine giugno, il Regno Unito, ritirando il Pmoi dalla lista delle organizzazione terroristiche, all’indomani di un voto del Parlamento. All’inizio del mese, in Francia, la richiesta ha ottenuto l’appoggio di 290 parlamentari francesi di tutti i partiti - sui 577 dell’Assemblea nazionale.

Signora Rajavi ha ottenuto qualche promessa di impegno da parte del Parlamento italiano?

Per ora non ho ricevuto alcuna promessa formale, ma sono fiduciosa perché a Montecitorio ho ricevuto un documento firmato da decine di deputati di tutti i partiti in cui si esprime sostegno alla causa del cambiamento democratico in Iran. Penso che sia importante il fatto che il Parlamento si esprima con voce forte e univoca su questo tema e, e che l’opinione pubblica italiana lo appoggi. Stiamo aspettando:speriamo innanzitutto di venire rimossi dalla lista dei terroristi, come è già accaduto in Gran Bretagna. E auspichiamo che sia anche l’Italia a prendere l’iniziativa per inoltrare questa richiesta all’Europa. Ho molto apprezzato il rifiuto del vostro governo e del Papa a incontrare Ahmadinejad durante la sua visita in Italia in occasinoe del vertice Fao, a giugno, è un segnale importante. (Fonte: "La Stampa")
Giudica seria la minaccia nucleare iraniana?

E’ una vera e grave minaccia che alcuni stanno cercando di ignorare in nome dei rapporti economici. Nel 2002 siamo stati i primi a denunciare questa situazione. Ma la politica atthale non porta a nulla. i negoziati occidentali con l’Iran sono serviti solo a prolungare una situazione inaccettabile che ha permesso agli ayatollah di guadagnare tempo. Qualunque forma di negoziato con l’Iran è inutile: la comunità internazionale deve prendere decisioni molto serie.

E cioè la guerra?

Trovo furoviante l’alternativa sanzioni oppure guerra. C’è una terza via ed è il cambiamento democratico da parte della popolazione e della resistenza iraniana. Non è vero che il popolo iraniano vuole gli ayatollah, il sostegno al regime è debole. E’ una dittatura così fragile, così in contrasto con la comunità internazionale che basterebbe poco a farla crollare.

Che cosa, esattamente?

Bisogna rispondere agli ayatollah con l’unico linguaggio che capiscono. Stop agli affari, stop alla vendita di armi, massima pressione sul regime. E sostegno all’opposizione interna, che è forte e pronta. I governi occidentali ignorano lo stato esplosivo della società iraniana. Il popolo e la resistenza iraniani chiedono all’Occidente di fermare la politica di appeasement nei confronti dei loro assassini. Una politica che ha trascinato il mondo verso un rischio di guerra e per questo abbiamo scelto una terza via: no all’appeasement, no alla guerra, si al cambiamento democratico per mano del popolo iraniano e della sua giusta resistenza.

Lei pensa che Ahmadinejad intenda usare le armi nucleari di cui sta cercando di dotarsi, o è solo una minaccia che agista per acquisire potere e autorevolezza di fronte al mondo islamico?

Ha promesso la cancellazione dello stato di Israele, non credo sia uno scherzo, si rischia la terza guerra mondaile. Ma c’è un pericolo ancora più grave: se il governo totalitario ed estremiata dell’Iran avesse la bomba atomica potrebbe usarla come mezzo per imporre il fondamentalismo nel mondo.

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