lunedì 12 maggio 2008

ANGELICA E SAMAR: ED E' SUBITO PACE 1/2

Racconta l'educatrice e giornalista Angelica Calò Livnè (prima a sinistra): "L' altro giorno uno dei miei bambini di 7 anni di età mi ha chiesto: "cosa fanno gli animali col coprifuoco?" E poi ha aggiunto: "cosa è questa guerra?" Per come potevo, ho spiegato che in una guerra gli uni cercano di far fuori gli altri: gli israeliani i palestinesi e i palestinesi gli israeliani. Allora il bimbo, quasi parlando tra sé, ha commentato: "loro hanno bisogno di vivere, noi abbiamo bisogno di vivere, perché non possiamo stare insieme?".
La sua amica Samar Sahhar, 42 anni (oggi 48, ndr.), insegnante, cristiana, è "mamma" di 108 bambini orfani o abbandonati dalla famiglia - quasi tutti di religione musulmana - che accoglie in un a grande casa a Betania. Accanto alla "casa" (che ha per nome Jeel al Amal, Generazione della Speranza) c'è la scuola che ospita più di 300 ragazzi palestinesi. Betania è sotto l'amministrazione palestinese, ma essendo a pochi chilometri da Gerusalemme è controllata giorno e notte dalle truppe d'Israele. E, da qualche tempo, il lungo muro fatto innalzare dal governo israeliano divide la cittadina che conserva la tomba di Lazzaro dal territorio israeliano a simboleggiare una frattura che rischia di diventare insanabile. Ecco una sua intervista.

Come percepiscono la guerra i suoi bambini?
"I bambini vedono. Vedono in tv ogni giorno scene di odio e di sangue, vedono la presenza militare israeliana, vedono il muro che separa il nostro paese dalle zone degli ebrei. Noi, però, vogliamo insegnare ai nostri ragazzi che la guerra non è la cosa giusta: loro sono le ossa del nostro popolo, non possono essere dati alla morte. Se muoiono loro non c'è futuro per la Palestina. Il motivo della vita deve essere un altro: non morire, ma vivere e rendere gloria a chi ci ha creato".
C'è qualcuno che insegna queste stesse cose dall'altra parte del muro?
"Sono stata di recente in Israele a fare un corso di ebraico. La mia insegnante mi ha detto: "Voi insegnate l'odio ai vostri alunni". Anche voi fate lo stesso, ho ribattuto io. E ho aggiunto: due sbagli non fanno una cosa giusta. In ogni guerra non ci sono mai vincitori".
(qualcuno dovrebbe spiegare alla signora Samar che nelle scuole israeliane, non si insegna affatto l'odio: lavorerebbe per la pace in modo ancora più costruttivo! ndr) .
Come si esce dal circolo vizioso degli attacchi kamikaze e della rappresaglia?
"C'è un circolo della violenza, è vero. Sia gli attacchi dei kamikaze, sia i missili sulle case palestinesi non fanno altro che alimentare l'odio fra le due parti. Ma ripeto: due sbagli non fanno una ragione. Dobbiamo ritrovare la via dei dialogo, considerando che in questo conflitto ad avere la peggio sono soprattutto gli innocenti: i bambini, i lavoratori, gli stranieri, gli anziani.
Come è cambiata la vita dopo l'11 settembre nel vostro villaggio?
"La mia famiglia è a Betania da trent'anni. All'inizio eravamo gli unici cristiani in una zona del tutto musulmana, ora ci sono altri 300 cristiani venuti da Gerusalemme Est. In tutto questo tempo mai c'è stato uno scontro fra noi cristiani e i musulmani. Tutti ci hanno guardato e ci hanno rispettati per quello che facevamo: vedevano, per esempio, che ci prendevamo cura dei loro figli e questo lo apprezzavano. Ora pare che la religione sia diventata uno strumento per motivi politici. Non capisco quello che è successo, mi sembra che il mondo sia in preda a una specie di terza guerra mondiale. E anche noi viviamo in una situazione di pericolo permanente".
Quali conseguenze hanno la guerra e il coprifuoco sulla popolazione?
"Tanti qui non hanno più latte, farina, pane. Arrivano aiuti dall'estero, ma non sono sufficienti".
E i bambini?
Abbiamo un'associazione a Londra, gli Amici della Casa Lazzaro, che ci aiuta finanziariamente. Ma in Palestina il bisogno è più grande degli aiuti che riceviamo.
Cosa c'è, ancora, nei suoi progetti?
L'opera a cui tengo di più è una struttura per le donne in difficoltà. Non esiste nulla dei genere in tutta la Palestina: è una questione di mentalità. Le donne abbandonate non meritano di essere aiutate. Ma io voglio seguire l'esempio di Gesù. A Betania stiamo già aiutando una decine di donne palestinesi emarginate dalla società, ora confido che si possa comprare un terreno per costruire una grande casa che possa accoglierne molte di più. I musulmani non apprezzano questa mia iniziativa, ma quando ho detto loro che i 100 ragazzi a cui la mia famiglia dà ospitalità sono figli loro, mi hanno lasciato fare.
Cosa accade dei bambini della vostra casa-scuola una volta che sono divenuti adulti?
"Tanti sono già all'università o lavorano. Uno di loro è il nostro avvocato, altri collaborano nella scuola, altri ancora hanno trovano lavoro altrove. Una di loro vuole diventare dottoressa: chissà che non sia il medico dei nostro villaggio in un prossimo futuro. E dire che quando la prendemmo era ancora bambina. Sarebbe la prima donna medico beduina".
Come arrivò da voi?
Una donna che vendeva formaggio trovò in un pollaio quattro bambini abbandonati, una femmina e tre maschi, e venne da noi portandoli su un trattore perché ce ne prendessimo cura.
Come possiamo, dall'Italia, aiutare la sua opera?
"Pregate per noi. Ho fiducia che tutto andrà per il meglio, perché tutto è nelle mani di Dio".
Il suo sogno per Betania?
"Comprare un terreno e costruire l'infermeria e un panificio. Vorrei dare a tante famiglie la possibilità di mangiare. E ai bambini la possibilità di essere curati.
A lei e ad Angelica è andato il "Premio per la Pace" di Assisi nel 2004 e sono state candidate al Premio Nobel per la Pace 2005.
(Fonte: http://www.lenostreradici.it/Angelica-Samar.htm).


Spero e credo che ai miei compagni di avventura vadano bene questi pezzi ,che ho postato, anche se sono un po' datati e non ho consultato loro prima! :-)










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